Quello di cui mi sono accorta quando camminavo per la strada a Firenze dopo cinque anni, è che sono ancora innamorata di questa città. Mi ricordo ancora la strada dove abitavo e condividevo un appartamento con due ragazze brasiliane. Oggi tutte due sono sposate e una ha già una bambina. Ho prenotato una tavola solo per me al ristorante accademia e ho mangiato una grandissima bistecca alla fiorentina. Il mio italiano è diventato un pò peggio (anzi, molto peggio), ma riesco ancora ad ordinare al ristorante tranquillamente. Non mi ricordavo che l'acqua sotto il ponte vecchio era così gialla. Ci erano stavolta anche tanti turisti, ma la bellezza di questa città meravigliosa dovrebbe essere accessibile per tutti, no? E sul ponte vecchio, c'era un musicista di strada che cantava qualcosa di folk o country. Magari non hai dimenticato della storia che non ho dato soldi a un musicista di strada che mi piaceva perché ho pensato che avevo tutto il mese per farlo ma non l'ho mai visto più? Questa volta non ho aspettato più - finora ho imparato che aspettare non è mai la soluzione. Si deve sempre agire invece di reagire, invece di aspettare, invece di lasciare spazio per rimpiangere.
Comunque, essere innamorato per la prima volta è bello, ma scoprire che sei innamorato per la seconda volta della stessa cosa (magari anche persona) è magico. Dopo tutto quello che hai visto e vissuto, che hai ottenuto e abbandonato, che hai vinto e perso. Una parte di te si è cambiato completamente, e un'altra parte rimane sempre uguale. E quello che hai acquisito si chiama prospettiva. La prima volta vedi solo quello che vuoi e puoi vedere. Se rimanessi così, forse sarebbe anche bello. Ma il meglio sarebbe che vai via, lungo e lontano, prendi un pò di tempo, e pian piano capisci che perfezione non esiste e non è nemmeno quello per cui devi impegnarti. Amore non è l'illusione di una perfezione immaginata, anzi, è il riconoscimento e l'accettazione di una imperfezione reale. Volevo ancora scrivere su Milano, ma è già troppo tardi. Un'altra volta.
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Il 17 luglio, ho fatto l’esame di CELI B2 dopo un breve periodo di preparazione. Onestamente la prova di ascolto l'ho fatto troppo male. E per questo sarà strano se per fortuna lo supererò. Come sempre mi sedevo nell’aula con un’aria di orgoglio perché tutto per me sembrava solamente un gioco che non me ne fregava nemmeno se lo perdevo. Ero l’ultima per fare la prova orale dopo più di quattro ore di attesa, durante cui una ragazza continuava a vantarsi di tutti i ragazzi stranieri che ha avuto. È ovviamente una grande conquista. Quando sono entrata nell’aula i due insegnanti italiani della scuola mi hanno salutato e la donna mi ha complimentato i miei occhiali. Poi mi ha fatto qualche domanda quotidiana tipo come mi chiamo e dove ho studiato l’italiano. Avendo sentito le mie risposte e forse principalmente come ho parlato, l’uomo ha commentato: ma gli studenti migliori sono mai da Senmiao (il nome della scuola). Non sapevo se fosse genuino o solo esagerasse come gli italiani fanno sempre, quindi ho sorriso. È possibile a volte non sappiamo la ragione di fare qualcosa ma la facciamo comunque? C’è qualche motivo che non possiamo spiegare con le parole ma lo capiamo d’istinto? Da noi cinesi diciamo che per ogni inizio c’è una fine. Quella è stata una fine per me.
Ma c’è una differenza fondamentale tra quelli che sono costretti ad avere una vita sprecata e quelli che scelgono una vita di questa natura. Quando facciamo un confronto tra un’epoca della storia e il presente, speriamo di trovare qualche miglioramento, qualche progresso. E invece troviamo un vuoto che non riusciamo a riempire. Ritorniamo sempre alle domande essenziali di essere, di giustizia, di verità, di libertà, di umanità, di moralità, ecc. Come raggiungere a un compromesso tra cosa è aspettata dagli individui e cosa dalla società intera? Quale deve essere il misuratore ultimo per i nostri valori? Tra accettazione e rifiuto, c’è uno spazio per essere indifferente, essere tacito? L’altro giorno mio padre mi ha detto, devi estrarre quello che puoi mettere in pratica oggigiorno dai libri di saggezza della storia cinese, tipo devi essere come un camaleonte che cambia colori per uniformarsi all’ambiente. Ho fatto un cenno di assenso con un sorriso visibile sul mio viso. Ma se tutto cambiasse tutto il tempo, cosa resterebbe invariato e eterno? E non è quello invariato e eterno che è degno dei nostri tentativi più faticosi? Comunque, non mi sono aspettata di superare l’esame. Come quello che dicono, è la decisione che conta; quando hai deciso, è già metà fatto. Il risultato sarà esaminato in un senso relativo e filosofico. |
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March 2023
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